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Un “santone” attira gente in Salento e la procura di Lecce apre un’inchiesta. L’indagine è su una presunta setta che ha la propria sede in una casa alla periferia di Miggiano, in Salento, ed è guidata da un “eletto” la cui missione sarebbe quella di avviare le persone verso un percorso di purificazione del corpo e salvezza dell’anima. Per raggiungere questo obiettivo bisogna sottostare a regole, divieti e limitazioni, prima di essere liberi di andare via. L’uomo, nato in Salento e che si fa chiamare Kadir, si spaccia per uno dei figli diretti di Dio “sotto la cui guida spirituale si può ottenere la pace e la salvezza dell’anima”.

Sulla sua pagina Facebook che apre e chiude di continuo, fa esplicito riferimento anche attraverso alcuni scritti ad un “gruppo spirituale”. E nel suo rudere ci sono i suoi adepti: giovani, in un caso anche una professionista. Provengono da tutta Italia e da tempo hanno cambiato completamente le proprie abitudini di vita. Chiusi. Isolati. Seguono solo le indicazioni della loro guida e rispettano un codice di vita che, però, ha degli effetti collaterali sulla loro vita e la propria salute.

In procura, assistiti dall’avvocato Rita Ciccarese e dalla criminologa Diana Papaleo, i genitori di uno di questi membri ha presentato denuncia consentendo l’apertura di un fascicolo di indagine. L’ultima querela è firmata dal padre di un 47enne foggiano che, dopo aver saputo dell’esistenza del gruppo e delle sue finalità su Facebook, nel settembre 2023 ha deciso di trasferirsi nella casa del santone, trovando altri adepti provenienti da altre regioni. Le regole da seguire nella casa, è scritto nella denuncia, prevedono il divieto di lavorare, di avere rapporti sentimentali e sessuali per lunghissimi periodi, oltre al divieto di consumare cibo e acqua se non in ridottissime quantità. Nella casa mancherebbe anche l’energia elettrica. Il santone sarebbe entrato in possesso anche delle somme di denaro inviate più volte dai familiari all’uomo. Non solo, del mantenimento del 47enne sarebbero costretti ad occuparsi gli altri membri del gruppo e lui stesso, attraverso attività di mendicanza o lo svolgimento di lavori umili e degradanti.

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