la gazzetta di manduria

A seguito di un incidente un ragazzo è stato sottoposto dai carabinieri ai test di rito e nel frattempo è stato trasportato in codice rosso presso il vicino ospedale. Dagli accertamenti è risultato essere positivo all’uso di cannabinoidi, facendo scattare così la sospensione della patente per 18 mesi.

Il provvedimento si sospensione è stato però impugnato innanzi al Giudice di Pace di Lecce dagli avvocati Giovanni Ianne e Daniele Montinaro. I legali hanno rilevato che l’accertamento fosse nullo. Al primo esame diagnostico appena giunto all’ospedale infatti, il ragazzo coinvolto nell’incidente risultava essere vigile e collaborante e il risultato del drug test non era quello di chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, «bensì quella di chi guida in stato d’alterazione psico-fisica determinato da tale assunzione », spiegano i legali.

I test somministrati insomma «non permettono di stabilire il fattore temporale dell’assunzione in quanto la positività dell’analisi alle sostanze stupefacenti fornisce piena prova di un uso pregresso di sostanze, e non anche del mantenimento del loro effetto al momento della guida, alla luce del dato scientifico secondo cui, diverse ore dopo l’assunzione, le sostanze si trasformano in metaboliti inattivi; permanendo nel sangue tracce di sostanza stupefacente anche molte ore dopo l’assunzione, quando l’effetto stupefacente è cessato», la tesi degli avvocati. Il giudice di pace sposando così la tesi dei legali ha annullato il provvedimento di sospensione della patente e ne ha disposto la restituzione.

Linea difensiva sposata anche dal gip di Lecce, Anna Paola Capano, il quale con sentenza del 18.07.23 n°786/23, ha dichiarato il non doversi procedere per la contravvenzione elevata al giovane in quanto il fatto non sussiste non potendosi dimostrare che il soggetto agente si sia posto alla guida in stato di alterazione psicofisica causato dall’assunzione della sostanza stupefacente.