E’ di questi giorni la notizia dell’avvio delle procedure di gara per recuperare la diga artificiale del Pappadai di Fragagnano e creare i presupposti per portare acqua nel Salento. La Regione Puglia, ha infatti stanziato ben 6 milioni di euro allo scopo di realizzare gli interventi di manutenzione straordinaria di questo invaso, costruito circa 40 anni fa proprio per far fronte alle necessità irrigue del Basso Salento.
Alimentato dal fiume Sinni e capace di contenere ben 20 milioni di metri cubi d’acqua, l’impianto non è mai entrato in funzione, né è mai stato collaudato. Una struttura costata ben 250 milioni di euro, ma che dopo 40 anni di totale abbandono, necessita di seri interventi di manutenzione straordinaria delle proprie infrastrutture idrauliche.
Un esempio di immobilismo e spreco di denaro pubblico, che mi ricorda l’altra incompiuta “collegata” al medesimo progetto e presente invece sul nostro territorio, le “Vasche di Bagnolo”!
Le due vasche in cemento armato erano nate infatti, per assolvere anch’esse al medesimo obiettivo anche se con funzioni differenti tra loro. La prima, avrebbe immesso l’acqua proveniente proprio dal Pappadai, nel collettore principale, per raggiungere l’agro di Leverano. L’altra, di “soccorso”, sarebbe stata invece utilizzata in aiuto alla prima, per accumulare l’acqua prelevata dal fiume Chidro.
Questa infrastruttura, realizzata dalla Cassa per il Mezzogiorno, è passata poi nella disponibilità giuridica del Consorzio di Bonifica Arneo. Al fine di poter recuperare l’opera, proposi a suo tempo all’attuale amministrazione comunale, di considerarla nel progetto complessivo dell’impianto di depurazione consortile in corso di realizzazione, quale bacino di accumulo delle acque reflue depurate da utilizzare per fini irrigui (e non solo), piuttosto che essere disperse, come invece avverrà con l’attuale progetto, con le trincee drenanti e lo scarico a mare.
Quella proposta non ebbe seguito. Oggi, il mio auspicio è che sulla scia del Pappadai, si possa tornare a discutere di questo importante recupero, sfruttando un sistema di condotte e infrastrutture già esistenti e su cui, come per Pappadai, andrebbero certamente realizzate tutte quelle opere di manutenzione straordinaria che il tempo e l’abbandono, avranno senz’altro generato.
L’attuale stato di crisi della risorsa idrica a livello mondiale, impone da parte di tutti, la massima attenzione al recupero dell’acqua proveniente da ogni fonte, sia essa pluviale piuttosto che derivante da sistemi di trattamento e depurazione delle acque reflue. Le Vasche di Bagnolo, potrebbero in questo modo, nell’ambito del sistema “Irrigazione Salento”, essere recuperate per una gestione più efficace ed efficiente della risorsa idrica sul nostro Territorio, contrastando la tendenza allo spreco, creando i presupposti per portare acqua in oltre 10 mila ettari di territorio tra le province di Taranto, Brindisi e Lecce e favorendo l’agricoltura nel Salento. Le risorse economiche per farlo ci sono e sono molteplici, a partire dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione(FSC). Mi auguro che questa volta ci sia anche volontà e lungimiranza.
Ing. Agostino Capogrosso
Consigliere Comunale di Manduria