Prima di esprimere questo pensiero sull’annullamento della sentenza ILVA di primo grado da parte della Corte d’Appello, ho atteso un po’, poiché quanto accaduto, pur nella consapevolezza che in questo Paese nulla è impossibile, resta tuttavia incredibile e surreale. L’ambiente tarantino è stato ritenuto non consono a favorire la terzietà dei magistrati, alcuni dei quali ritenuti parte danneggiata dai reati commessi. Ma se mancavano i presupposti, perché si sono attesi 5 anni prima di decidere di spostare il processo a Potenza?
La Città di Taranto è incredula a ciò che sta accadendo, ma la verità è che nessuno ha mai avuto l’interesse reale a difendere, né i lavoratori dell’acciaieria, né i cittadini di Taranto. La politica, tutta, in questa vicenda, ha grosse responsabilità! Ma anche la magistratura, incapace di garantire una giustizia rapida ed efficace. Con un colpo di spugna, si cancella un intero processo, e il rischio è quello dell’archiviazione o della prescrizione. Uno scenario senza speranza, apparentemente incredibile, ma purtroppo molto reale!
“Ambiente svenduto” però, non è solo Ilva e non riguarda solo Taranto, ma l’Italia intera! Siamo nel Paese dei veleni e dell’impunità, dove tanti altri processi, per altrettanti disastri ambientali con migliaia di vittime, risultano oggi archiviati o prescritti.
Non voglio fare l’elenco, ma chissà quanti altri ne entreranno a far parte col tempo, per la presenza in tanti Comuni italiani, di impianti ad elevato impatto ambientale e di gravissimi problemi di carattere sanitario, inclusa Manduria, dove l’alta incidenza di alcune patologie tumorali è tristemente nota, con un trend temporale, secondo il Registro Tumori ASL di Taranto, ahinoi, sempre in salita!